25 DICEMBRE - NATALE DEL SIGNORE

SK 1020 - Il primo presepio e la prima Messa della notte di Natale

Rycerz Niepokalanej, XII 1922, p. 233-234
Mentre la sera della vigilia di Natale scende sulle città e i villaggi, e la prima stella comincia a brillare nel cielo, in quasi tutte le case polacche accanto all'albero di Natale fa la sua apparizione anche il presepio.
Una piccola frotta di ragazzi travestiti va da una casa all'altra per rappresentare la scena del presepio, oppure per portare qua e là un presepietto e cantare le pastorali natalizie.
Verso mezzanotte, al pallido chiarore della luna, da ogni parte gruppi di persone si incaminano verso la chiesa: facendo scricchiolare la neve ghiacciata sotto le scarpe, vanno alla Messa di mezzanotte. E in chiesa davanti al presepio si celebra la s. Messa.
Donde provengono queste consuetudini?
Tanto il presepio quanto la Messa di mezzanotte risalgono al secolo XIII; l'iniziatore fu s. Francesco d'Assisi.
Il giorno di Natale era sempre per lui un giorno di particolare gioia. "Se conoscessi l'imperatore - diceva spesso - lo pregherei di emanare l'ordine di spargere, in quel giorno, il grano per tutti gli uccelli, specialmente per le rondini, e di comandare a tutti coloro che hanno del bestiame nelle stalle, di dare ai propri animali, in ricordo della nascita di Cristo in una mangiatoia, un nutrimento più abbondante.
Desidererei pure che in quel giorno solenne tutti i ricchi di questo mondo accogliessero dei poveri alla loro mensa!" (Celano, Vita secunda, 151; Speculum Perfectionis, 124).
A Greccio un amico del santo, Giovanni Velita, gli aveva offerto come luogo di abitazione un'altura coperta di boschi. Mentre s. Francesco vi dimorava in occasione della festa di Natale del 1223, chiamò a sé l'amico e gli disse: "Senti, io vorrei festeggiare insieme con te la festa di Natale.
Ecco, mi è venuta la seguente idea: nel bosco vicino al nostro romitorio troverai una grotta: vi sistemerai una mangiatoia piena di fieno; bisognerà condurvi anche un bue e un asino, proprio come a Batlemme.
Potessi almeno una volta vedere con i miei occhi come il Divin Bambino riposò nella stalla, come il Signore si sottopose al disprezzo e all'estrema povertà per amor nostro!". 
Giovanni Velita accondiscese volentieri a questo desiderio e s. Francesco, avendo già ottenuto l'autorizzazione da parte della Sede Apostolica, eresse un altare con l'aiuto dei frati e invitò la popolazione dei dintorni.
Verso mezzanotte numerose persone giunsero a fruppi con fiaccole in mano, mentre i frati circondarono la grotta con le candele accese. Iniziata la s. Messa, "allorchè giunse il momento del canto del brano evangelico - racconta un testimone oculare, Tommaso da Celano (Vita Prima, 80) - Francesco avanzò vestito da diacono.
Con profondi sospiri, tutto compenetrato dall'ardore della devozione e raggiante di gioia interiore, il santo si portò davanti alla mangiatoia e la sua voce si elevò al di sopra della folla per insegnare dove bisogna cercare il sommo bene. 
Parlò con ineffabile dolcezza del Bambino Gesù, del grande Re che si è degnato di assumere forma umana, del Cristo nato nella città di David.
E ad ogni istante, quando doveva pronunziare il nome di Gesù, l'interiore fiamma del suo cuore gli portava alle labbra le parole: "il Bimbo di Betelmme", e questa espressione sulle sue labbra acquistava un fascino straordinario.
Stava davanti al popolo come l'Agnello di Dio in tutta la santità del suo sacrificio.
Terminato il rito tutti se ne andarono col cuore ricolmo di gioia celeste".
Fu questa la prima Messa di mezzanotte accanto al primo "presepio di Betlemme". I figli di s. Francesco, ad imitazione del loro Padre serafico, diffusero per tutta la terra questo piacevole modo di venerare il Bambino Gesù.
M.K.


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