S. Massimiliano Kolbe

La vocazione
San Massimiliano Maria Kolbe nacque l’8 gennaio 1894 a Zdunska Wola (Polonia), fu battezzato con il nome di Raimondo. Ancora fanciullo si sentì particolarmente attratto ad amare e seguire il Signore e onorare l’Immacolata Vergine Maria la quale, in modo prodigioso, gli aveva offerto in alternativa due corone: una rossa simbolo del martirio ed una bianca simbolo della consacrazione religiosa. Il piccolo le prenderà entrambe. A 13 anni entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali in Leopoli. Dopo i primi studi fu trasferito a Roma per perfezionarsi in quelli filosofici e teologici.
 
L’opera
Per reagire agli attacchi della massoneria, particolarmente ostili alla Chiesa, ed ispirandosi ai più puri ideali mariani del francescanesimo, nel 1917 fondò a Roma la “Milizia dell’Immacolata”. Ordinato sacerdote il 28 aprile 1918 nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle in Roma e tornato in patria nel 1919, cominciò l’apostolato mariano della Milizia, con la fondazione di circoli ed, in seguito, di una rivistamensile: “Il Cavaliere dell’Immacolata” (1922). Nel 1927, favorito dalle circostanze derivate dallo sviluppo della Milizia, fondò una singolare “città”. La chiamò “Niepokalanòw” ossia “Città dell’Immacolata” che raccolse circa ottocento frati e la costituì centro di vita religiosa consacrata a Maria e ad ogni forma di apostolato: dalla stampa alla radio, dal cinema all’aereoplano.

La missione
Nel 1930 partì missionario per l’Estremo Oriente dove nei pressi di Nagasaki fondò una seconda “città” con le stesse finalità della prima e che chiamò “Mugenzai-no-sono”. A causa della sua salute – era minato da una grave forma di tisi – dai superiori fu richiamato in Polonia e destinato a dirigere la prima “città” (1936).

Vittima della grande guerra
Dopo tre anni in cui rifulsero particolarmente le sue virtù, la seconda guerra mondiale lo sorprese a capo del più imponente complesso editoriale cattolico della Polonia. Arrestato dalla Gestapo nel settembre 1939, cominciò la “via crucis” dei campi di concentramento. Rimesso in libertà l’8 dicembre 1939 tornò a Niepokalanòw bombardata e distrutta. Si mise nuovamente all’opera e, mai trascurando l’apostolato della stampa, trasformò il complesso degli edifici in ospedale ed asilo per migliaia di profughi, specialmente ebrei.

Il martirio
Il 17 febbraio 1941 fu nuovamente arrestato. Dopo una permanenza nel “Pawiak” di Varsavia, in maggio fu definitivamente trasferito nel campo di Auschwitz. Qui, con la semplicità con la quale aveva sempre operato, offrì spontaneamente la vita per un compagno di prigionia condannato a morte, fino a quel giorno a lui sconosciuto. Rinchiuso con altri nove nel bunker per morirvi di fame, dopo circa due settimane, durante le quali confortò la lenta agonia dei compagni, sereno e fidente in Dio affrontò la morte provocatagli con un’iniezione di acidi e spirò col nome di Maria sulle labbra il 14 agosto 1941. Il corpo fu cremato; la memoria della sua santità e della morte eroica si diffuse nel mondo circondata di ammirazione e venerazione.
Dopo trent’anni dalla morte, il 17 ottobre 1971, è stato beatificato dal Papa Paolo VI.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II l’ha proclamato Santo il 10 ottobre 1982.

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