MEMORIA DI SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE
S.
Massimiliano ci ha lasciato un modello di unione d’amore alla Vergine
Immacolata, alla sua cara “Mammina”.
L’unione divenne così fervida che egli non poteva più non pensare alla sua
grande Regina. L’Immacolata era diventata la sua “Idea fissa”, ed egli visse, soffrì e morì per questa “volontaria e amabilissima idea fissa:
l’Immacolata”.
AMORE E AZIONI IMPORTANTI
S. Massimiliano M. Kolbe progettò la grande “Città dell’Immacolata” in Polonia, andando a collocare una statua dell’Immacolata in un campo che non era suo. Al proprietario, però, non convenne cedere quel terreno, e chiese al Santo di togliere la statua; ma il Santo con semplicità gli rispose che la statua doveva rimanere lì “almeno per dimostrare che una volta tanto la Madonna era fallita nelle sue promesse”. Il padrone restò colpito da quella risposta: ci rifletté, e regalò tutto il campo al Santo.
AMORE SENZA SOSTE
La vita di S. Massimiliano: una vita consumata giorno per giorno in sacrificio d’amore alla Madre celeste, avventurandosi in imprese d’amore per l’Immacolata, che gli costarono sangue a più riprese, con periodici ricoveri in sanatorio. Una volta, dopo il disbrigo di un servizio a una mostra, a Roma, gli fu chiesto cosa l’avesse colpito della mostra, e il Santo rispose: “Nulla, nulla mi ha potuto interessare; non ho osservato nulla. Io cammino per l’Immacolata”.
UN ESEMPLARE GIGANTE
Padre
Kolbe, il più grande apostolo mariano del XX secolo, fondò due singolari “Città dell’Immacolata”, quali centri
propulsori di apostolato mariano a raggio mondiale. L’ansia di questo apostolo
“folle dell’Immacolata” arrivava alla
brama di rendere ogni anima “preda
dell’Immacolata”, sognando una fascia di “Città dell’Immacolata” che avvolgesse l’intero globo e lo
ricoprisse di stampa mariana e di medaglie miracolose.
S.
Massimiliano istituì anche la “Milizia
dell’Immacolata”, per le anime che vogliono consacrarsi all’Immacolata come
sua “proprietà” e vogliono essere
apostolicamente attive sotto il dolce dominio dell’Immacolata, servendosi di
tutti - i mezzi leciti, antichi e moderni, presenti e futuri, piccoli o grandi
(ad esempio, la medaglia miracolosa, la stampa, il teatro, la musica, la
cultura, la radio, la televisione, il cinema). “Tutto deve servire anzitutto per l’Immacolata”.
Personalmente
poi, per trasmettere alle anime l’amore a Maria, S. Massimiliano affrontò
sacrifici inauditi, sottoponendosi a viaggi massacranti per imprese che
parevano folli, tanto da sentirsi dire che pretendeva “andare sulla luna con la zappa”. Ma egli andava avanti fra
privazioni e sforzi. Anche se sveniva sui treni, se doveva celebrare la S.
Messa sorretto da due confratelli, se aveva emottisi a più riprese, se era
malnutrito e persino malvisto da parecchi..., egli non si arrestava mai:
l’amore all’Immacolata non poteva dar soste alla sua azione.
Una
volta, in viaggio, il 12 settembre 1932, festa del SS. Nome di Maria, egli ebbe
l’ispirazione di scrivere una lettera alla Madonna per farle gli auguri, come
fanno i figli con la mamma. Alla fine della lettera scritta con riboccante
affetto, si firmò in questo modo: “P.
Massimiliano M. Kolbe, lontano dalla patria, tra l’amarico Saigon e il cinese
Hongong, sopra i giganteschi flutti del mare gonfio, oppresso dal caldo
soffocante, per te, o Maria!”.
Infaticabile
e audace, a chi gli diceva di moderarsi un po', egli rispondeva col sorriso: “Qui non ho tempo per riposarmi. Mi riposerò
in Paradiso”. È così che si ama.
LA SUA FEDE VIVA
LA SUA FEDE VIVA
La
Fede della Madonna brilla tra le sue virtù. Dopo aver ascoltato e compreso
l’annuncio dell’Angelo, Ella crede e dice il suo “Fiat” a cose umanamente inconcepibili.
La
Madonna credette senza discutere, ciecamente, e si trovò piena di Dio. Il Verbo
le riempì il seno verginale, ed Ella poté adorare Dio racchiuso nel suo stesso
grembo. Poi lo adorò fra le sue braccia nella grotta di Betlem; lo adorò per
tutta la vita nascosta a Nazareth; lo adorò sulla croce; lo adorò sotto le
apparenze del pane e del vino.
Ricordiamo
uno degli esempi di S. Massimiliano.
Quando
fu arrestato, venne chiuso nel famigerato carcere di Varsavia, il Pawiak. Un
giorno, passò per il controllo dei prigionieri un capo-reparto tedesco più
feroce d’ogni altro. Entrando nella cella in cui c’erano tre deportati, al
vedere l’abito da frate di S. Massimiliano, quel capo-reparto fu preso subito
da un cieco furore. Si avvicinò immediatamente a S. Massimiliano, gli afferrò
il Crocifisso che gli pendeva dalla corona del Rosario sul fianco, e tirandolo
a strattoni gridò con voce di odio:
-
E tu credi in questo?
- Credo e come! - rispose calmo il Santo.
Immediatamente
un pugno bestiale si abbatté sul viso del Santo. Poi di nuovo, per altre due
volte, la stessa domanda, la stessa risposta, le stesse violente percosse. I
compagni di cella inorridivano e fremevano contro quel capo-reparto, ma senza
poter far nulla; e quando quello andò via, fu proprio S. Massimiliano che cercò
di calmare l’ira dei due compagni, dicendo loro: “Suvvia, questa è una sciocchezza, è tutto per la Mammina”.
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